venerdì 17 aprile 2020

Welcome to Paradise!

Siate il vostro Paradiso

Eccoci dunque arrivati alla fine di questo viaggio insieme a Dante e alla sua Divina Commedia!
Ma non prima di aver esplorato... il PARADISO!
Vi siete persi il nostro video di presentazione della diretta? Allora andate a vederlo QUI
Siamo nel terzo dei tre regni dell'Oltretomba cristiano e questa volta siamo accompagnati dall'amata Beatrice.

Il poeta immagina la Terra sferica e immobile al centro dell'Universo, circondata da dieci Cieli che costituiscono appunto il Paradiso
I primi nove Cieli sono sfere concentriche che ruotano attorno alla Terra, ciascuno governato da un'intelligenza angelica, mentre il X (l'Empireo) è immobile e si estende all'infinito, essendo la sede di Dio, degli angeli e dei beati.
I primi sette Cieli prendono il nome del pianeta che ruota insieme ad essi (Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, Saturno), mentre l'VIII è il Cielo delle Stelle Fisse e il IX è il Primo Mobile, detto così in quanto è il primo Cielo a muoversi e a imprimere il movimento a tutti gli altri.
Nel Cielo delle Stelle Fisse Dante assiste al trionfo di Cristo e di Maria, quindi gli appaiono le anime di san Pietro, san Giacomo e san Giovanni, che esaminano il poeta rispettivamente sulla fede, sulla speranza e sulla carità.
Superato l'esame, Dante viene ammesso al Primo Mobile dove assiste allo sfavillio e al canto dei nove cori angelici, descritti come altrettanti cerchi lucenti che circondano un punto luminosissimo. Beatrice fornisce a Dante spiegazioni dottrinali circa la natura degli angeli, quindi lei e il poeta accedono all'Empireo, dove i beati si mostrano tutti in forma... di candida rosa: essi sono disposti in seggi che si allargano via via verso l'alto, e Dante osserva che i punti più lontani appaiono con la stessa nitidezza di quelli più vicini. Beatrice conduce Dante al centro della rosa e gli mostra che i seggi vuoti sono ormai pochi, tra cui quello già destinato all'imperatore Arrigo VII di Lussemburgo, su cui è posta la corona imperiale.
Il Professor Papà ci ha raggiunto per parlarci come sempre di alcuni personaggi interessanti che troviamo in Paradiso: Salomone, famoso per essere stato un re saggio; Goffredo di Buglione, primo re di Gerusalemme e che Dante mette tra i principi giusti; poi troviamo l'imperatore Traiano che malgrado non fosse cristiano (addirittura è famoso per aver le persecuzioni religiose), papa Gregorio Magno riesce attraverso la preghiera a riabilitare. 

Andando avanti con il viaggio, vediamo Beatrice che riprende il suo seggio all'interno della rosa, accanto a Rachele, mentre il suo posto come guida di Dante è rilevato da San Bernardo di Chiaravalle. Questi invita Dante a contemplare la gloria di Maria, quindi fornisce al poeta alcune spiegazioni circa la composizione della rosa e invoca l'assistenza della Vergine perché interceda presso Dio e ammetta Dante alla visione dell'Altissimo. La Cantica e il poema si chiudono con la descrizione di questa visione.

Ricordiamo che l Paradiso dimora l'eterna beatitudine ed è con questa sensazione che Dante rimane. Non svela nulla di quello che ha detto e fatto al cospetto di Dio. Si risveglia con un senso di pace, serenità e gioia. 

Ecco quindi che il viaggio si conclude e così anche la nostra metafora con i barattoli delle emozioni. Abbiamo cominciato all'inferno aprendo il barattolo della "rabbia" e abbiamo concluso aprendo il bellissimo barattolo della "gioia e felicità".

E proprio per questo ho concluso la settimana con una golosità a metà tra l'angelico e il peccaminoso: la "Angel Cake"
Questa torta si chiama così per il suo aspetto soffice e leggiadro, non ha grassi perché non c'è né burro e né olio. Ma può anche essere golosissima se la si abbina a cioccolata, marmellate o altre creme. 
Qui trovate la ricetta: 
La difficoltà nella preparazione di questa torta sta solo nella cottura se non si ha lo stampo adatto, ma io ho trovato un modo per realizzarla ugualmente e ora lo condivido con voi:

PREPARAZIONE
1.     Mettere gli albumi a temperatura ambiente insieme al lievito e all’essenza di vaniglia nella planetaria. Aggiungere metà dello zucchero previsto e montare finche sarà una crema bella fissa e voluminosa.
                   

2.     Incorporare lo zucchero restante con la farina setacciata due volte
3.     Mescolare con una spatola dal basso verso l’alto senza smontare il composto

4.     Quando il composto sarò ben amalgamato senza grumi, versarlo nello stampo da “angel cake” che non necessita di essere imburrato e infarinato (se non lo avete basterà utilizzare la carta da forno alla base e sui bordi tenendola molto alta).

5.     Livellare bene con un cucchiaio in modo da ottenere una superficie uniforme e prima di buchi

6.     Cuocere nel forno già caldo a 180° per circa 30-35 minuti verificando la cottura con lo stecchino di legno

7.     Sfornare e capovolgere il dolce facendolo raffreddare sui piedini dello stampo. (Trucchetto per chi non avesse lo stampo apposito: utilizzare uno stampo da ciambellone e capovolgere la torta sfornata su una bottiglia che abbia una base larga a sufficienza da trattenere il buco dello stampo così da non far poggiare la torta e raffreddarla anche dal basso!)
                             

8.     Sformare passando la lama di un coltello lungo i bordi e poi lungo la base. Capovolgere su un piatto e cospargere di zucchero a velo vanigliato.


Ecco qua, ora abbiamo proprio terminato la nostra avventura dantesca. 
Spero che vi sia piaciuto stare in nostra compagnia!
A presto e siate il vostro Paradiso!
fRa'

giovedì 16 aprile 2020

Dante e... il PURGATORIO



la mia versione casalinga di una
"SCALATA" 😆

"Ma lasciate ch'io vi dica:
non sarà una passeggiata!
Su s'arranca con fatica
come in un'arrampicata."

Bentrovati amici danteschi!
Come si può vedere da questo VIDEO , oggi abbiamo visitato il Purgatorio.
Avevamo lasciato il nostro Sommo Poeta con Virgilio dopo la terribile visione del Signore delle Tenebre.

Ora ascende nel secondo Regno ultraterreno. L’atmosfera qui sarà decisamente diversa.
A differenza dell’Inferno, infatti, nel Purgatorio le anime non sono statiche in un unico luogo stabilito dalla Sapienza divina, ma si muovono per espiare le proprie colpe e salire fino alla beatitudine, seguendo la forma del Regno: una montagna sulla cui cima si trova il Paradiso Terrestre. (Ricordiamo che il Purgatorio venne idealizzato nell’età Medioevale, ma secondo i canoni attuali della Chiesa Cattolica i Regni ultraterreni sono due: l’Inferno e il Paradiso. Diciamo che è opinione comune che il Purgatorio sia la nostra stessa vita.)


La base del monte del secondo Regno è coperta da una spiaggia dove si trovano le prime anime purganti schierate nell’ Antipurgatorio, nel quale il Poeta incontra le anime dei negligenti suddivisi in quattro schiere, rispettivamente: i morti scomunicati, i pigri, i morti per violenza e i principi, quest’ultimi collocati nella valletta amena.

Completata la schiera dei negligenti Dante attraversa la porta del Purgatorio, entrando nel secondo Regno diviso in sette cornici, numero dei sette peccati capitali.

Ogni cornice ha inoltre un custode angelico, e precisamente gli angeli dell'umiltà, della misericordia, della mansuetudine, della sollecitudine, della giustizia, dell'astinenza e della castità; in ogni cornice, inoltre, gli espianti hanno sotto gli occhi esempi del loro vizio punito e della virtù opposta.



Le cornici si suddividono a loro volta in tre sezioni: dalla prima alla terza cornice ci sono le anime di coloro che mancarono all’amore di Dio per “malo obiettivo”, cioè per l’amore rivolto verso il male (Superbia, Ira, Invidia); nella quarta cornice camminano le anime degli accidiosi, coloro che ebbero mancanza verso Dio per scarso amore del bene (pigrizia) e infine dalla quinta alla settima cornice si trovano le anime di coloro che dedicarono il loro amore per i beni terreni ( gli avari e i prodighi, i golosi e i lussuriosi).

A differenza dell’Inferno le anime dei peccatori qui sono già salve, ma devono espiare i loro peccati. Il Purgatorio ha infatti la funzione specifica di espiazione, riflessione e pentimento, ed è solo attraverso il cammino, quindi il pellegrinaggio verso Dio, che l'anima può aspirare alla redenzione. Questo vale anche per Dante, che all'inizio ha incise sulla fronte sette P, simbolo dei sette peccati capitali; alla fine di ciascuna cornice l'ala dell'angelo guardiano cancella la P indicando così che quella specifica espiazione è compiuta.

L’ultima tappa del viaggio lungo il Regno dei purganti è il Paradiso Terrestre, dove Dante saluta Virgilio e incontra la sua nuova guida Beatrice.


“S’apre a loro una distesa
Di pascoli fioriti,
non c’è traccia di contesa,
son piaceri infiniti.

-Il mio compito è finito-,
dice a Dante il buon Virgilio,
-con l’ingegno ti ho istruito,
ora torno al mio di esilio-”




E dopo che Chicco ha letto queste commoventi parole di congedo, l’arrivo del Professor Papà porta tante curiosità su alcuni personaggi che il poeta incontra lungo la scalata del Purgatorio: il re inglese Enrico III e quello francese Ugo Capeto 1° della stirpe dei Capetingi e che Dante chiama simpaticamente "Ugo Ciappetta" 😂
Poi ci racconta dell'incontro tra Dante e il maestro che tanto amava, Guido Guinizzelli e anche del famoso cantore Casella che incanta tutti con la sua bella voce ma viene ripreso da Catone, il guardiano dell'Antipurgatorio, che rammenta a tutti che erano in un posto di riflessione e pentimento, non un luogo di festa (anche se la spiaggia può trarre in inganno 😝 )

Bene, miei cari compagni di viaggio. Domani ci aspetta il Paradiso... voi come ve lo immaginate?
Scopriamolo insieme!



mercoledì 15 aprile 2020

L'Inferno. La prima parte del viaggio di Dante


"Lasciate ogni speranza oh voi ch'entrate"
Questo è ciò che Dante legge all'entrata dell'Inferno ed è così che comincia il nostro viaggio. 
Per chi si fosse perso la diretta, vi consiglio di andare a rivederla QUI
Oggi siamo stati un po' più lunghi del solito, ma questo perché le cose da dire sull'Inferno di Dante sono davvero molte: fuoco, fiamme, mostri feroci. L'inferno non è certo un posto piacevole, eppure le storie che vengono raccontate dai personaggi che il poeta incontra non smettono di affascinare ancora oggi dopo tanti secoli, anche perché se guardiamo bene, tante delle cose descritte sono a dir poco attuali. 

In questo articolo voglio mettervi giusto i punti più salienti della puntata. Abbiamo visitato tutti i gironi dell'inferno descrivendo chi ci finiva e la pena da scontare.

Lussuriosi come i poveri Paolo e Francesca, i golosi come Ciacco, gli Avari, gli Iracondi, gli Eretici, i Violenti e poi quelli all'interno delle Malebolge come Ulisse che paga per essere stato un cattivo consigliere. Nell'ultimo girone ci sono le persone che Dante (e la cultura cristiana) ritiene più immeritervoli: i traditori. Tra questi sono addirittura nelle fauci del diavolo i tre traditori più infami della storia: Giuda, Cassio e Bruto.

Chicco ha letto alcune informazioni proprio su Lucifero. 

“E alla fine del budello
sta Lucifero, il nero,
che assomiglia a un pipistrello:
fa tremare al sol pensiero!

Era un angelo, è caduto,
Ora è il principe del male
Ha tre bocche ma sta muto
Il suo fisico è spettrale”

La caduta di Lucifero dal Paradiso:
Lucifero era il più splendente degli Angeli, stava accanto al Signore ed era il “portatore di luce”. Egli era in coppia con L’Arcangelo Michele.
Ad un certo punto però pensò che potesse creare il suo trono nel Regno dei Cieli ed essere al pari di Dio.
Si mise, insomma in contrapposizione con il Padre.
Per fare ciò mosse guerra a Dio radunando una schiera di angeli.
Ma il Signore lo sconfisse, mosse contro di lui l’Arcangelo Michele, il capo degli Angeli.

Lucifero fu vinto e spedito negli inferi insieme agli altri ribelli. Ne divenne il principe e trasformo le sue schiere, anch’esse decadute, in demoni di cui si serve per le sue opere di male.
Il diavolo prova anche a sfidare Gesù tentandolo.
(Scritto da Chicco)
LE TENTAZIONI DEL DIAVOLO A GESU
Era giorno e Gesù era perso in un deserto, senza acqua e senza cibo ed era indebolito. Ad un certo punto arriva il diavolo e gli dice: “Perché non trasformi i sassi in PANE?”.
Ma Gesù rispose: ”NON DI SOLO PANE VIVE L’UOMO.”
Allora il diavolo provò un’altra tentazione e alzò un tempio e mette Gesù in alto e dice: ”Se sei figlio di Dio buttati giù e gli angeli ti soccorreranno.”
Ma Gesù rispose: ”Non metterai mai alla prova il signore DIO tuo.”
Ma il diavolo non si arrese e provò un’altra tentazione: ”se ti inchinerai davanti a me, io ti potrò dare l’intero MONDO.”
E Gesù disse: ”ADORERAI IL SIGNORE DIO TUO.”
E il diavolo, non avendo più idee se né andò. 

Lucifero ha molti nomi:
- Lucifero: portatore di Luce
- diavolo: colui che divide
- satana: avversario
- Bel zebù: deriva dal nome di una divinità filistea (pagana)

La figura del diavolo è sicuramente inquietante, eppure ha sempre un non so che di affascinante, non per niente nelle serie televisive moderne addirittura viene rappresentato con forme umane (per niente male se posso permettermi) e con atteggiamenti a volte di redenzione, come nella famosa serie Netflix "Lucifer" (non adatto ai bambini, eh?!). 


Tante le curiosità che ci ha portato il Professor Papà tra cui anche qualcuna divertente (andate a vederle nella puntata perché meritano davvero...)

Bene, per oggi finiamo qui e... seguiteci in Purgatorio domani!


fRa'

venerdì 10 aprile 2020

Allo Zoo con Paddington tra animali e verdure!


Non sapete come far mangiare le verdure ai vostri bambini?
Proviamo a renderle divertenti e a "cammuffarle" rendendo sfiziosi tanti piatti sani e leggeri!
Ma non prima di aver fatto una visita allo zoo di Londra con il nostro amico Paddington. Qui ha scoperto tante curiosità su questo luogo, ad esempio...

  1. Lo Zoo della Società Zoologica di Londra (ZSL) è stato il primo zoo scientifico del Regno Unito, fondato a Regent’s Park nel 1826.  Oggi, sullo stesso sito di allora (sebbene sia stato ampliato), è adibito alla conservazione di specie protette ed accoglie milioni di visitatori ogni anno.
  2. Lo zoo di Londra ha un sotterraneo segreto. Mentre sei occupato a fissare il Padiglione Casson, sei probabilmente ignaro di ciò che si trova al disotto. Il pubblico entra nell’edificio a pian terreno, ma c’è anche un sotterraneo off-limits, usato principalmente dai custodi per preparare il cibo per gli animali. Una volta ci siamo entrati, e siamo rimasti piacevolmente stupiti nel trovare vecchi annunci dello zoo e poster pubblicitari.
  3. Volatili letterari. I pinguini dello zoo di Londra sono stati d’ispirazione per il logo della “Penguin Books”. Anche il nome della compagnia è stato scelto quando un impiegato fu mandato al Regent’s Park per disegnare alcune bozze del logo, un logo che resta tale tutt’oggi, sebbene sia stato leggermente modificato nel 2003.  La piscina in cui Edward Young avrebbe visto i pinguini non è più in uso.
  4. Fatiche di guerra. Lo Zoo di Londra, insieme ad altri Zoo della nazione, ha messo a disposizione i suoi leoni marini affinché fossero allenati per scovare sottomarini durante la prima guerra mondiale. Sono stati sottoposti ad una lunga sessione di allenamento in una piscina di Londra e nel lago di Bala, in Galles. Nel tempo impiegato perché fossero allenati e disponibili all’impiego nel Canale della Manica e nel Mare del Nord, riuscirono a perfezionare la tecnologia degli idrofoni, non avendo più bisogno dei leoni marini, che così tornarono ai loro zoo.
  5. Il tunnel utilizzato come rifugio anti-bomba. Oggi la parte dello zoo destinata al pubblico si trova a cavallo del cerchio esterno del Regent’s Park con visitatori e staff che attraversano la strada tramite due tunnel sotterranei. Durante la seconda guerra mondiale il tunnel ad est (quello ora tra il negozio di souvenirs ed il ristorante) venne usato come rifugio anti-bomba per il personale dello zoo e per i residenti del posto.
  6. Ha creato nuove parole. Probabilmente hai sentito parlare di un ex residente dello Zoo, l’elefante Dumbo Jumbo, ma sapevi che jumbo (gigante è la sua traduzione in italiano ndr ) non era una parola fino al suo arrivo sulla scena?Si pensa che il nome Jumbo derivi dalla parola swahili che significa “ciao”, ovvero “jambo” o quella che significa “capo” ovvero “jumbe”. Non è sorprendente che le sue origini si siano perse dato che l’enorme creatura ha attraversato Sudan, Italia, Germania e Parigi, prima di arrivare a Londra. Ad ogni modo, la versione inglese del suo nome è ormai sinonimo di qualcosa di gigante.
  7. Acqua consegnata attraverso l’acqua. L’acquario attuale è stato  costruito nel 1921 sotto le Terrazze Mappin, una struttura a forma di montagna usata precedentemente per ospitare gli orsi e le capre di montagna dello zoo. La struttura a forma di montagna contiene anche un complesso sistema di filtraggio per l’acqua. Quando fu costruito l’acquario si pensava che per differenti tipi di pesci (tropicali, d’acqua dolce o salata) fossero necessari diversi habitat. Inizialmente il liquido per le zone di acqua salata veniva dalla Baia di Biscay ed era consegnato allo zoo attraverso chiatte che arrivavano dal Regent’s Canal, affianco allo zoo – acqua consegnata attraverso l’acqua! Più tardi, invece, furono usate autocisterne per trasportare l’acqua dal Mare del Nord.
  8. Giornate da cani. Lo zoo di Londra ha ospitato la prima mostra canina del mondo negli anni ’40, molto prima che esistessero i Crufts. L’anno esatto non è noto ma è affermato in una eccellente biografia dello Zoo che: “Lo zoo iniziò tutto mettendo in mostra, vicino Three Island Pond, alcune delle razze di cane domestico più grandi del mondo – cani da guardia tibetani, Levrieri greci, cani da pastore persiani, segugi spagnoli, Terranova, cani cinesi (probabilmente chow chow) e -l’attrazione del giorno- esemplari di San Bernardo dalla Svizzera.”A questa mostra canina seguì la prima mostra di pollame al mondo, anch’essa tenuta allo zoo. Fido però dovrà aspettare fuori oggi, i cani non erano ammessi allo zoo poiché avrebbero potuto causare danni agli altri animali.
  9. L’ispirazione di Darwin. Un certo Charles Darwin pagò per visitare lo zoo nel 1838, dove ha incontrato per la prima volta un orangotango. Fu affascinato al tal punto da Jenny che tornò a vederla altre due volte. Si pensa che la sua osservazione, compreso il modo in cui lei riconosceva il suo stesso riflesso, ha contribuito alla sua Teoria dell’Evoluzione.


Il professor Papà è poi intervenuto raccontandoci che il primo zoo moderno è stato quello di Schoenbrunn a Vienna aperto nel 1752, seguito da quello di Londra del 1828. In Italia lo troviamo dal 1911 a Roma. Il più grande, inteso come spazi, è lo zoo in Australia; mentre quello più ricco di specie è quello di Berlino.

Ma come siamo arrivati a parlare di verdure? Beh, nella storia di "Paddington allo zoo" leggiamo che i pinguini non vogliono mangiare il panino alla marmellata d'arancia che l'orsetto gli offre e questo perché loro mangiano solo pesce. Scopriamo quindi che gli animali hanno delle preferenze di cibo: alcuni mangiano solo carne (carnivori), alcuni sono erbivori, mentre altri (come noi uomini) sono onnivori e quindi mangiano un po' di tutto.
Ecco, il "po' di tutto" comprende anche le verdure e a volte sembra essere davvero difficile far mangiare questo tipo di alimento ai bambini. Sarà per il colore, sarà per le forme? Chissà... fatto è che in tanti anni di lavoro nel campo dell'infanzia raramente mi è capitato di vedere bambini entusiasti per le verdure. E allora che fare? 
Sicuramente la cosa fondamentale è dare il buon esempio: ricordiamoci sempre che i genitori sono ciò che inizialmente più viene imitatp dai bambini. Non si può pretendere che nostro figlio mangi qualcosa che non ci vede mai nemmeno assaggiare! Poi possiamo provare a rendere più gustose alcune ricette a base di verdure.
Di seguito vi lascio qualche ricetta che ho provate e che ha avuto un gran successo:

  1. Gnocchi di zucca senza patate  
  2. stecchi saporiti (tenete presente che per questi io al posto della salsiccia ho usato i ceci lessati) 
A chi non verrebbe voglia di mangiare verdure se sono presentate così? 😉
Per chi invece è già un po' allenato ai gusti vegetali consiglio uno spuntino a base di cruditè. Cosa sono? Sono verdure crude (appunto) servite tagliate a listarelle e che si possono mangiare al naturale oppure condite con pinzimonio o salsine. Noi abbiamo preparato finocchi e carote con olio, sale e aceto balsamico (foto1) e poi una variante light della salsa rosa, ovvero 2 cucchiaini di yogurth greco bianco (0% grassi) con 2 cucchiaini di ketchup. 




Et voilà: uno snack veloce, fresco, ma soprattutto sano! Fatevi aiutare dai vostri bimbi e vedrete come questo renderà tutto più bello e "buono"!

Con l'attività di oggi Paddington ci saluta e noi vi diamo appuntamento a martedì. Di cosa parleremo la settimana prossima? Non lo so ancora... vediamo se questi giorni di "vacanza" mi fanno venire una bella ispirazione 😁

Buona Pasqua
fRa'

giovedì 9 aprile 2020

Il "Gelato NON Gelato" di Paddington


La puntata di oggi è all'insegna di una golosità tipica dei periodi caldi e che è sinonimo di spensieratezza e giornate in compagnia. Insomma, il contrario di quello che stiamo vivendo in questo momento di quarantena sociale forzata, ma con un clima bellissimo all'esterno che ci rende ancora più pesante il nostro stare chiusi in casa. 
Allora perché non farci da noi un buon gelato e consolarci così immaginando di essere a passeggio o su una bella spiaggia assolata?
E' un po' quello che succede a Paddington nella storia che vi ho proposto: "Tutti Frutti Rainbow"


Paddington, con la famiglia Brown, va a fare una gita al mare, ma arrivati alla spiaggia trovano un tempo da lupi. Decidono così di andare al bar e aspettare che il vento si calmi. Il nostro orsetto ordina una coppa gelato enorme chiamata "Tutti Frutti Sundae" e anche se apparentemente sembra impossibile finirla, nel mentre che dalle nuvole esce un bellissimo arcobaleno, Paddington la finisce tutta prima che lo spettacolo cromatico sia scomparso del tutto. Nell'ilarità generale la famiglia decide di ribattezzare la coppa "Tutti Frutti Arcobaleno" per poi uscire e godersi la bella giornata di mare.

Anche se alcune gelaterie hanno cominciato a offrire un servizio di consegna a domicilio (vi consiglio la gelateria Pingui della mia amica Debora e di suo fratello Yuri con il loro super gusto bagigio!), non è così facile poter mangiare un buon gelato stando chiusi in casa. Ecco allora che ho scovato un'ottima alternativa sul web che aiuta anche a far mangiare un po' più volentieri la frutta ai bambini: il Gelato NON Gelato. Si tratta di una crema gelata di banana che si puo aromatizzare a piacimento.
Vi dico qui gli ingredienti e i passaggi:
  •  Banane (1 per porzione)
  • succo di metà limone
  • latte (q.b.)
  • tutti i topping che volete (cioccolata, frutta fresca, noccioline, zuccherini...)
Prendiamo gli ingredienti
Tagliamo la banana a rondelle
Spremiamo il succo di limone
Spennelliamo la banana col succo
Inseriamo le rondelle in un sacchetto ermetico
Mettiamo il sacchetto in
freezer per almeno 5h
meglio se 12h

Una volta passate le ore necessarie, prendete un frullatore o un robot da cucina e mettete un po' alla volta la banana a sminuzzarsi fino a diventare bella cremosa. Se necessario aggiungete un po' di latte per aiutare il mixer a non lasciare grumi. Il Gelato NON gelato è così pronto. Se volete potete aggiungere nel mixer della crema di cioccolata, o della marmellata, o del miele oppure ancora dello sciroppo di menta... scegliete il gusto che più vi piace. Poi versate nelle ciotole e sbizzarritevi con i topping golosi! 
Provatelo e poi fatemi sapere se vi è piaciuto!

Nel frattempo vi dico qualche curiosità sul gelato:
  1. La parola sorbetto deriva dall’arabo sherbet (dolce neve) dove in tempi antichissimi sulle coste meridionali del Mediterraneo si mescolava la neve con succhi di frutta e miele per ottenere una bevanda molto densa e refrigerante. Oggi si intende per sorbetto il gelato fatto a base di acqua.
  2.  i Faraoni offrivano agli ospiti calici d'argento divisi a metà, una piena di neve e l'altra di succhi di frutta.
  3. Il gelato è un alimento antichissimo: ne parla perfino la Bibbia, quando racconta che Isacco offrì al padre Abramo latte di capra misto neve. Quello industriale, invece, lo inventò a fine ’800 Jacob Frussel, un lattaio di Baltimora: invece di buttare il latte invenduto provò a congelarlo.
  4. Il cono è nato... per caso. Tutto si deve all’inventiva di un pasticciere che, durante la Fiera Mondiale di St. Louis del 1904, avendo terminato le coppette ebbe l’idea di servire il dolce freddo usando le cialde prese da un banchetto vicino. E fu un successo!
  5. Il gelato con lo stecco, da mangiare per strada, è stato inventato dal cavalier Feletti, industriale torinese del cioccolato e proprietario della storica gelateria Pepino. Nel 1939 brevettò il Pinguino, un gelato alla vaniglia con una leggera copertura di cioccolato. Costava una lira, come il biglietto del cinema.
  6. Se ci fosse una gelateria che offre tutti i gusti attualmente disponibili, la scelta sarebbe fra circa 600! I favoriti, però, sono sempre gli stessi: primo il cioccolato, col 27% delle preferenze, poi nocciola (20%), limone (13%) e fragola (12%).
  7. Ecco la classifica dei gusti più strani del mondo, stilata da una giornalista americana. Primo posto per il gelato al foie gras. Secondo, quello con vere cicale ricoperte di cioccolato. Seguono, in ordine sparso, pizzawasabibacon, uova di pesce e nero di seppia
  8. Fino a non troppi anni fa, però, quando le gelaterie non erano così diffuse, gli ambulanti erano numerosi. I primi, a metà Ottocento, venivano dal Bellunese: rimasti senza lavoro per la crisi economica, portarono il gelato italiano nelle capitali d'Europa. 
  9. L’inglese Charlie Henry ha replicato la reazione chimica che fa diventare luminescenti le meduse e l'ha inserita in un gelato, per ora disponibile al gusto di vaniglia, limone e... aragosta. Adesso si tratta di rendere stabile la ricetta e accertarsi che non faccia male.
l'intervento del Professor Papà è stato sulla vendita dei gelati nel dopoguerra. Si potevano comprare per strada grazie a dei furgoni refrigerati oppure presso dei carretti a pedali chiamati TRICICLI.
Il papà del professor Papà, quando era giovane, per guadagnare qualche soldino durante l'estate andava proprio con questi carretti in giro per Merano a vendere i gelati e ancora oggi molte persone se lo ricordano così:

In America poi sono stati inventati i gelati industriali, quelli che si possono comprare al supermercato, nel 1949. 

Ho voluto tenere un'ultima curiosità alla fine perchè mi sembrava divertente proporvi questo giochino: la psicologa Viviana Finestrella, esperta in tematiche nutrizionali, ha stilato una classifica dal titolo: “Dimmi che gelato mangi e ti dirò chi sei.”
IL CONO CON CIALDA: scelto da chi predilige un’esperienza sensoriale completa non negandosi nulla e contando sulla sicurezza di un appagamento finale.
LO STECCO: a prima vista chi mangia questo tipo di gelato è una persona intraprendente. In realtà è un insicuro, ha bisogno che rimanga qualcosa di tangibile, lo stecco appunto, con cui giocare o anche solo da tenere in bocca.
IL GHIACCIOLO: si addice ad una personalità effimera e indipendente, preferisce un piacere da gustare immediatamente. Questo tipo di persona tollera poco la frustrazione dell’attesa.
IL BISCOTTO: per chi ha bisogno di grande rassicurazione. È quasi la merenda preparata dalla mamma: il biscotto rimanda al bisogno di un surplus di nutrimento affettivo.
LA COPPETTA: scelta di solito dai tipi più controllati e misurati. È il formato preferito da chi non riesce a lasciarsi andare fino in fondo e concedersi un piacere (che a volte “sporca” le mani o i vestiti), e da chi deve mantenere le buone maniere, anche con se stesso.
LE PRALINE: sinonimo di personalità moderna. Si tratta infatti di una scelta mordi e fuggi, caratteristica dei nostri tempi. È il gelato di chi ama portarsi una scorta di benessere, un piacere più piccolo, non dilagante, ma ripetuto nel tempo.

Non solo la scelta, ma anche il modo di gustare il gelato è uno specchio della personalità, come spiega il professor Alessandro Amadori, psicologo:
“Ci sono quattro possibili modi di mangiare il gelato: leccando, succhiando, a morsi, a morsetti.
  • Chi mangia il gelato LECCANDO è una persona che ama la vita sociale, che partecipa molto volentieri ai contesti sociali e ama conoscere gente nuova. È la modalità degli ottimisti.
  • SUCCHIARE è una forma più ‘infantile’ di leccare: chi mangia il gelato così probabilmente è una persona molto orientata ai legami affettivi intensi, quasi simbiotici.
  • Chi invece consuma il gelato A MORSETTI tende ad essere una persona attenta, che non ama prendere decisioni affrettate e prevalentemente riflessiva.
  • Chi, infine, mangia il gelato A GRANDI MORSI è una persona testarda, che vuole decidere di testa propria, che ama lavorare e che è tendenzialmente molto sincera”.
E voi, come lo magiate?
A domani, con una nuova puntata
fRa'





mercoledì 8 aprile 2020

A lezione di Galateo


Un incubo di tutti genitori? Fare figuracce al ristorante con i propri figli!
Mi è capitato tantissime volte di andare a mangiare fuori e vedere al tavolo a fianco scene che erano al limite tra il comico e il tragico, con genitori che si guardavano intorno con espressioni che sembravano dire "Non è mio figlio, non lo conosco neppure!"
La mia esperienza mi insegna che delle buone pratiche di educazione a tavola quotidiano fanno sì che i bambini interiorizzino queste abitudini tanto da comportarsi in modo consono senza sforzo nelle occasioni pubbliche come in quelle private. E' inutile pensare che i bambini si comportino bene ad eventi come matrimoni, cene o inaugurazioni se a casa possono comportarsi a loro piacimento a tavola! Le regole sono importanti perché danno sicurezza e aiutano le interazioni sociali. Diciamocelo: senza regole nel mondo ci sarebbe un gran caos!

Ecco quindi che ci viene incontro il Galateo.

Il galateo è l’insieme delle norme di buona educazione che regola i rapporti tra le persone. La parola è il titolo di un trattato, "Galateo" ovvero "de’ costumi", di monsignor Giovanni Della Casa “sulle regole di buona creanza”. L’ecclesiastico e letterato di origine fiorentina lo intitolò così perché lo dedicò al suo amico Galeazzo (latinizzato Galatheus) Florimonte noto per essere una persona dai modi cortesi e che gli aveva consigliato di pubblicare il trattato. Lo scrisse e in questo libro l’autore ha il ruolo di un insegnante che, nel dissertare con un giovane allievo, detta norme di etica, estetica e pedagogia.

Dal suo trattato derivano le regole del “bon ton”. Uno dei manuali più famosi sul tema è stato scritto alla fine degli anni ’70 da Lina Sotis, giornalista di costume del Corriere della Sera .
Ma andiamo a vedere quali sono queste regole. Ad esempio, come si apparecchia la tavola?



IL TOVAGLIOLO
C'è chi lo vuole rigorosamente di stoffa, ma noi non ci scandalizzeremo se avete a disposizione solo quelli di carta. Meglio se almeno si tratta di tovaglioli usa e getta ma di un certo pregio. Si piega in quattro e poi a metà per ottenere un rettangolo; dev’essere piegato a libro aperto verso l’esterno.
Va a sinistra e non a destra.
Si colloca più a sinistra delle forchette meglio non sotto. alcune apparecchiature lo mettono anche sul piatto.

PIATTI
Quando si mettono i piatti si deve iniziare a porre attenzione alla distanza tra i commensali (quella ideale è di 60cm) e alle simmetrie delle stoviglie.
Nel momento in cui ci si siede a tavola almeno il piatto piano dev’essere sempre presente, anche se le pietanze saranno poi servite già impiattate (servizio detto “alla russa”). In tal caso, si ritirerà il piatto per riempirlo.

BICCHIERI
Si posizionano nella parte superiore a destra del piatto, sopra il coltello, solitamente in casa sono due, uno con e l’altro senza stelo: il calice per il vino a destra e il tumbler per l’acqua all’interno a sinistra. Se entrambi hanno lo stelo, avranno dimensioni diverse e quello più grande è per l’acqua.
Più bicchieri diventano ingombranti e non sono adatti a una tavola di casa. Eventualmente li si cambia durante il servizio.

LE POSATE
Attenzione al numero delle posate rispetto al numero dei piatti.
Ogni portata ha la sua posata quindi se c’è sia il primo che il secondo, oltre al coltello ci vorranno due posate: due forchette, oppure una forchetta e un cucchiaio se c’è il primo in brodo.
Il coltello va a destra con la lama rivolta verso il piatto, alla sua destra si mette il cucchiaio.
A sinistra le forchette, quella più esterna è quella che verrà usata per prima.
Le posate da dolce: se si mette la forchetta da dolce apparecchiata da sola, questa va nella parte superiore del piatto col manico rivolto verso destra e i rebbi a sinistra.
Se si apparecchiano sia la forchetta che il coltello da dolce, allora il manico della forchetta sarà rivolto a sinistra, quello del coltello a destra con la lama rivolta verso il piatto, affinché si prendano le posate con le due mani come si usano abitualmente.
Ma per il dolce può servire anche solo il cucchiaio…

IL CUCCHIAIO DA DESSERT
Il cucchiaio da dessert merita un capitolo a parte rispetto alle posate.
NON SI PUO’ APPARECCHIARE IL CUCCHIAINO DA TÈ O DA CAFFÈ AL POSTO DEL CUCCHIAIO DA DESSERT. Se non si ha il cucchiaio da dessert allora meglio non mettere nulla a tavola e servire il dolce al cucchiaio con direttamente il cucchiaio (da tea) sul piattino da portata o dentro al dolce.

IL CENTROTAVOLA
Ricordate sempre che le cose semplici sono sempre le più eleganti. Cercate quindi di non esagerare perché potreste trasformare la vostra tavola in una pacchianata. Inoltre tenete sempre presente che il momento dei pasti dev'essere un momento conviviale dove poter parlare con i commensali senza impedimenti. Centritavola troppo alti o ingombranti possono impedire il contatto visivo tra le persone, optate quindi per decorazioni o composizioni floreali basse che si sviluppano piuttosto in larghezza che in altezza.


Se a cena avete invitato degli amici che hanno figli, vi consiglio di pensare ad un apparecchiatura adeguata ai bambini e qui potete farvi aiutare dai vostri figli così da abituarli a questo rito, ma anche per renderlo speciale. Come? Sulla tovaglia che avete pensato per la serata posizionate una tovaglietta (come quelle da colazione), meglio se è in tinta con il resto altrimenti andrà bene anche con fantasie giocose. Al posto del tovagliolo, preparate piegato bene un bavaglino e usate stoviglie e posate adatte ma apparecchiate con le stesse regole degli adulti. Offrite anche ai bambini  due tipi di bicchieri e se avete intenzione di offrire da bere qualcosa che non sia acqua, utilizzate dei bicchieri con beccuccio per la bevanda che potrebbe sporcare così da impedire la fuoriuscita del liquido (o almeno limitarla) ed evitare di mettere in imbarazzo i vostri ospiti.
Qui un esempio preparato da mio figlio. Notate che anche "l'angolo bambini" ha il suo centrotavola costruito con il Lego da Chicco.  


Ecco fatto, bambini e adulti ora possono sedersi a tavola. Non servono eventi particolari per insegnare ai vostri figli come apparecchiare. E' una cosa che possono fare tutti i giorni, inizialmente con voi e poi, pian pianino anche da soli. Vedrete che questo li stimolerà a comportarsi meglio perché sarà una cosa che hanno fatto loro e quindi meritevole di rispetto. Rispetto che impareranno a volgere anche verso il lavoro degli altri.


Vi lascio con alcune curiosità dal mondo. Eh già, perché le regole che conosciamo non sempre sono uguali dappertutto!
Girovagando per il mondo potremmo imbatterci in diverse regole di bon ton a tavola, alcune delle quali potrebbero risultarci davvero bizzarre.
  1. Se siete in Francia e state gustando un'insalata non azzardatevi ad utilizzare il coltello per tagliare, eventualmente, le foglie di insalata. La motivazione risale al passato quando si utilizzavano i coltelli in argento, che a contatto con l'aceto diventavano neri e, nonostante il materiale dei coltelli non sia più lo stesso, la tradizione è rimasta.
  2. Se siete mancini e vi trovaste nel Medio Oriente, o in India o in alcuni paesi africani, sarebbe una “tragedia”. Perché in questi paesi a tavola è obbligatorio l'uso della mano destra, in quanto la mano sinistra viene utilizzata prevalentemente per l'igiene intima.
  3. Avete presente la pubblicità delle Fonzies dove il motto è “se non ti lecchi le dita, godi solo a metà”? Ecco in Giappone lo stesso concetto è usato quando si gustano i noodles. Infatti quest'ultimi vanno assaporati facendo “rumore”. “Se non fanno rumore godi solo a metà”.
  4. In Corea del Sud è molto radicata la tradizione nel rispetto per le persone anziane. Pertanto se vi trovaste a fare un giro in questo paese ricordatevi che gli anziani hanno la priorità, quindi non toccate il cibo prima che questi abbiano iniziato il loro pasto.
  5. Vi è mai capitato di chiedere sale o pepe al ristorante perché per i vostri gusti il piatto non era abbastanza saporito? Ecco non fatelo mai se vi trovate in Portogallo. Potreste essere considerati estremamente maleducati nei confronti di chi ha preparato le pietanze.
  6. Quanti di voi dopo una bella abbuffata devono trattenersi dal fare i rutti a tavola? Nel caso foste in viaggio in Cina non preoccupatevi, anzi, il padrone di casa sarà molto contento in quanto questo “rumore” è sinonimo di gradimento del cibo.
  7. Un'altra cosa davvero bizzarra e che potremmo “copiare” accade in Armenia, dove chi ha la sfortuna di versarsi l'ultimo bicchiere di una bottiglia, dovrà necessariamente acquistarne un'altra.
  8. I viaggi orientali sono sempre una scoperta, infatti se non volete passare per alcolizzati, non versatevi mai da bere da soli. Si avete capito bene. In Giappone è tradizione che i commensali si servano da bere a vicenda, pertanto riempite i bicchieri ai vostri vicini di posto e loro faranno altrettanto, quando tutti al vostro tavolo avranno i bicchieri pieni potete cominciare a bere.
  9. Quante volte vostra madre vi ha detto “finisci tutto quello che hai nel piatto”? Mi raccomando non fatelo mai se vi trovate in Cina. Questo perché in questo paese finire tutto quello che si ha nel piatto significa che lo chef non ha cucinato abbastanza cibo da permettervi di sfamarvi. Questo significa che ovviamente noi italiani dovremmo dire addio alla nostra cara amata “scarpetta”!
  10. Una cosa, invece, che accade spesso in Italia quando vengono gli stranieri è quella di bere il cappuccino ad ogni ora del giorno e della notte, a pranzo, a cena, a merenda. Ecco vorremmo ricordare a chi ci viene a far visita che il loro tanto amato cappuccino in Italia si serve a colazione!
Ricordandovi che il Galateo non vuole che si dica "Buon Appetito" prima di cominciare a mangiare e che non si battono i bicchieri facendo il brindisi, vi saluto e vi auguro tanti momenti di spensieratezza (educata) a tavola!

fRa'